La gonartrosi è una patologia che interessa principalmente la cartilagine articolare e ne vede la sua degenerazione.
É una patologia principalmente legata all’età e quindi al consumo, ma può essere anche post traumatica o causata da patologie sistemiche come l’artrite reumatoide.
Nello specifico la gonartrosi è un processo che causa radiograficamente una marcata riduzione della rima articolare, formazione di cisti, geodi ed osteofiti. A complicare il quadro possono comparire anche disallineamento e anchilosi con formazione di corpi liberi articolari (cartilaginei o ossei).
La riduzione della rima articolare, inoltre, è il più delle volte asimmetrica ed è presente in modo accentuato nelle aree maggiormente sovraccaricate. Nel ginocchio questo avviene tipicamente medialmente, portando il ginocchio ad una deformità più o meno grave detta “varismo”.
Si può fare prevenzione per la gonartrosi?
Prevenire è meglio che curare, dice un detto conosciuto.
Purtroppo non sempre è possibile. Nel caso della gonartrosi è possibile a metà!
Non vi chiederò di rinunciare a vivere per paura che subentri un fenomeno artrosico per il quale avete già una predisposizione genetica. Cercherò di evitarvi i soliti suggerimenti come “dopo i 40 anni è bene ridurre la propria attività fisica: basta tennis e corsa, solo nuoto e bici”.
Trovo che questi siano suggerimenti fuorvianti e poco attuali.
Quello di cui vorrei parlarvi è invece l’attenzione ai piccoli gesti che possono fare la differenza e aiutarci a condurre uno stile di vita più sano che può tenerci lontano da varie patologie ortopediche (gonartrosi, ma prima ancora patologie meniscali o tendinopatie) legate spesso al sovraccarico e al mancato bilanciamento muscolare.
In primis curiamo l’attività. Mantenere una buona tonicità muscolare è indispensabile. Muscoli e tendini hanno un ruolo fondamentale nell’aiutare la componente scheletrica a mantenere un buon allineamento. Mantenere tonico il muscolo quadricipite, per esempio, è di vitale importanza se vogliamo che il nostro ginocchio sia sottoposto in modo minore ai sovraccarichi e lavori in modo più fisiologico.
La muscolatura però va potenziata e allungata, non dobbiamo quindi mai dimenticarci di curare lo stretching. Attività come lo yoga o il pilates possono aiutarci a conservare questo equilibrio, indispensabile se vogliamo poter svolgere liberamente anche altre tipologie di attività sportiva.
Prevenzione però vuol dire anche curare l’alimentazione e tenere monitorati alcuni markers di benessere strettamente correlati ad essa, come Vitamina D e indice Omega 3.

Come fermare la gonartrosi?
Purtroppo non esiste una metodo o un farmaco in grado di fermare la gonartrosi. Si tratta infatti di un processo irreversibile, che nel momento in cui inizia va verso una più o meno rapida evoluzione.
Tuttavia possiamo provare a limitarla e controllarne i sintomi.
Specie in un paziente giovane che ha ancora delle richieste funzionali che non si limitano alla semplice passeggiata, la medicina rigenerativa può rappresentare una valida opzione terapeutica per rallentare il processo artrosico, controllare i sintomi e cercare di allontanare un intervento sicuramente affidabile, ma anche impegnativo e irreversibile, come quello di protesi di ginocchio.
Il messaggio non deve essere “mai sottoporsi all’intervento chirurgico di protesi di ginocchio”, bensì “provare a posticipare l’intervento in modo da mantenere il più a lungo possibile la propria articolazione e ridurre il rischio di re-interventi legati a possibili revisioni protesiche”.
La medicina rigenerativa per la gonartrosi
Sempre più diffusa e conosciuta, questa disciplina si sta via via affermando per il trattamento delle patologie tendinee e articolari.
Si tratta di una disciplina che vede come protagonista la biologia: i suoi limiti e i suoi punti di forza sono proprio legati ad essa.
Esiste un paziente idoneo?
La risposta è no! Esiste un paziente preparato e informato.
Preparato da punto di vista biologico.
Questo significa prestare attenzione a quei parametri di cui parlavo poco sopra. Curare l’alimentazione, il ritmo sonno veglia, controllare gli indici Omega 3, integrare la Vitamina D. Questi sono tutti fattori che hanno un ruolo fondamentale nella risposta biologica e che ci aiutano a preparare il metabolismo a reagire nel migliore dei modi possibili alla biologia, e quindi, alla medicina rigenerativa. Non possiamo dimenticare il movimento: praticare una sana attività fisica o sportiva è alla base di tutto e ci permette di mantenere tonica la muscolatura che guida e accompagna le nostre articolazioni. Si tratta di dettagli fondamentali per dare forza alla biologia e al potere di queste terapie che sfruttano il potenziale cellulare del nostro corpo.
PRP
Il PRP, ovvero il plasma ricco di piastrine, è sicuramente il primo approccio che la medicina rigenerativa ci ha offerto. Si tratta di una terapia infiltrativa con un potenziale antinfiammatorio e non rigenerativo, che nel caso di un fenomeno artrosico ha proprio il compito di agire sul sintomo dolore e bloccare, o meglio limitare, il fenomeno artrosico alimentato dall’infiammazione stessa.
Si tratta di una procedura affidabile e sicura che può essere svolta in un ambulatorio che rispetti le regole di convenzione.
Facilmente ottenibile, il PRP si ricava infatti da un prelievo venoso, come nel caso di semplici analisi del sangue.
Sarà grazie alla centrifugazione in un’apposita centrifuga da laboratorio che avverrà la concentrazione delle piastrine, e quindi l’acquisizione del gel piastrinico. Non stupitevi quindi se il preparato finale non avrà il colore rosso del sangue ma sarà giallastro, è proprio per le piastrine concentrate.
Le infiltrazioni necessarie per completare il ciclo terapeutico sono 3 a distanza di 7-15 giorni circa l’una dall’altra.
Quanti PRP esistono?
E’ importante ricordare che, proprio per la lunga esperienza che la medicina rigenerativa offre parlando di PRP, esistono PRP con qualità diverse a seconda dei filtri utilizzati dopo la centrifugazione.
Esistono PRP che, oltre alle piastrine, possono contenere delle cellule come i leucociti. In tal caso parliamo di “PRP con cellule”, che hanno un potere teoricamente maggiore rispetto al PRP acellulare: non solo antinfiammatorio, ma anche potenzialmente rigenerativo. Si tratta di terapie che inducono un’iniziale infiammazione, e che quindi non sono da utilizzare in ogni paziente e per ogni tipo di patologia, ma hanno specifiche indicazioni terapeutiche.
Ecco perché è importante sapere che non tutti i PRP sono uguali; lo specialista deve informare il paziente di questo e aver maturato una competenza in questo campo.
Cellule Mesenchimali Staminali (MSC) del grasso
Si tratta delle cellule mesenchimali staminali ottenute dalla frazione stromale del grasso. Non stiamo parlando quindi degli adipociti (cellule del grasso), ma delle cellule che si “annidano” tra gli adipociti stessi.
Questa è stata senza dubbio una scoperta che ha portato una rivoluzione nell’ambito della medicina rigenerativa. Finalmente si dava una valenza al termine rigenerazione.
Infatti, mentre il PRP puro (senza cellule) ha solo una funzione anti-infiammatoria, nel caso delle cellule mesenchimali del grasso stiamo parlando di un potenziale rigenerativo supportato inoltre dall’effetto paracrino che le cellule MSC inducono nei confronti di altre cellule. Si tratta di una sorta di richiamo alla collaborazione e alla rigenerazione da parte di altre cellule che vengono “attirate” nell’area infiltrata.
La forza di questa procedura rende necessaria una sola infiltrazione. Il limite è l’esigenza della sala operatoria, indispensabile per il prelievo delle cellule mesenchimali del grasso a livello addominale ovvero periombelicale, dove viene eseguita una sorta di piccola liposuzione. Non è però richiesto il ricovero: il paziente può tornare a casa autonomamente un’ora dopo la procedura.
Cellule Mononucleate del sangue periferico
Si tratta dell’ultima rivoluzione in campo di medicina rigenerativa. Si parla infatti di rivoluzione immunocentrica, ovvero di sfruttare la forza delle cellule mononucleate per ridurre e spegnere l’infiammazione, e successivamente indurre rigenerazione.
Questo meccanismo avviene secondo tempi discretamente scanditi dal meccanismo biologico.
In un primo momento le cellule mononucleate periferiche, chiamate monociti/macrofagi, hanno il compito di ridurre e spegnere l’infiammazione. Lo fanno in quanto capaci di fagocitare, ovvero “mangiare i detriti” indotti dall’infiammazione stessa spegnendola lentamente. Successivamente avviene la fase di “pulizia” per preparare il tessuto alla fase conclusiva, che è quella rigenerativa.
La rigenerazione tuttavia non è compito dei monociti/macrofagi ma delle cellule mesenchimali staminali (MSC), di cui abbiamo parlato in precedenza, che verrebbero richiamate dai macrofagi stessi nell’area di lesione.
Un processo biologicamente complesso, ma assolutamente efficiente.
Anche in questo caso è richiesta una sola infiltrazione. Le cellule mononucletate periferiche vengono estrapolate direttamente dal sangue, di conseguenza è sufficiente un semplice prelievo venoso, eseguito in un ambulatorio convenzionato, anche se di un volume più consistente rispetto a quello necessario per il PRP.
La medicina rigenerativa per la gonartrosi è una magia?
La medicina rigenerativa non è da vedere come una magia né come una scorciatoia.
Ciò che differenzia il procedimento “in vivo”, ovvero nel paziente, rispetto a “in vitro”, quindi in laboratorio, rendendolo meno matematico e non di certezza, sono le caratteristiche legate al singolo soggetto. Questo vale per ogni terapia biologica. Diventa importante perciò ripensare a quando detto sopra: curare i particolari.
Preparare il paziente sia mentalmente che fisicamente è parte della terapia stessa.
La medicina rigenerativa non agirà mai da sola.
Integrare i livelli di Vitamina D, Omega 3, adeguare il ritmo sonno veglia, dedicarsi all’attività fisica, curare l’alimentazione rimane fondamentale e fa parte del trattamento.
Questa è probabilmente solo la punta dell’iceberg. Molto è ancora da scoprire sulle terapie biologiche e sicuramente la ricerca ci darà molte soddisfazioni ancora, oltre a quelle che già possiamo raccogliere.
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