Gonartrosi bilaterale: le domande più frequenti

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Gonartrosi bilaterale: le domande più frequenti

Hai mai sentito parlare della gonartrosi? Si tratta di una patologia cronica che coinvolge la cartilagine articolare non solo dei soggetti più anziani, come si potrebbe pensare, ma anche dei giovani.

In questo articolo rispondo alle 5 domande più richieste riguardanti la gonartrosi bilaterale.

Gonartrosi bilaterale: le 5 domande più frequenti

 

 

 

Cos’è la gonartrosi bilaterale?

La gonartrosi o altrosi del ginocchio è una patologia che coinvolge la cartilagine articolare e ne vede il suo consumo con una conseguente ed ingravescente limitazione della funzione ed insorgenza di dolore.

Quando si parla di gonartrosi bilaterale significa che la patologia ha colpito entrambe le ginocchia.

 

Questa situazione va ovviamente a limitare fortemente la vita del paziente. I pazienti con una gonartrosi bilaterale sono spesso pazienti che vivono con difficoltà anche i piccoli gesti della quotidianità e per i quali puo rappresentare una sfida anche semplicemente alzarsi dal letto il mattino per andare in bagno.

 

Ovviamente non tutti i casi sono uguali e c’e’ chi convive con meno difficolta’ con una situazione di gonartrosi bilaterale. Ad ogni modo questa rappresenta sicuramente una disabilita’ per il paziente.

 

 

Chi è il paziente con gonartrosi bilaterale?

Siamo abituati a pensare che l’artrosi debba colpire per definizione solo persone anziane e inconsciamente associamo l’artrosi del ginocchio all’immagine di una persona dai capelli bianchi che ha magari già eseguito un intervento di protesi d’anca.

 

Sicuramente questo è un paziente esistente e reale. Tuttavia l’artrosi colpisce anche soggetti più giovani, sportivi o sportivissimi che si ritrovano quindi fortemente e inaspettatamente limitati anche e soprattutto nelle attività sportive.

signore anziano che cammina

 

Quando poi la gonartrosi non colpisce solo un ginocchio ma diventa una gonartrosi bilaterale indubbiamente il grado della limitazione aumeta.

Questo può succedere anche per un semplice squilibrio: la gonartrosi parte bilaterale, ma inizialmente può essere sintomatica solo da un lato. E’ poi il sovraccarico del lato non dolente che porta anche quest’ultimo inevitabilmente a manifestare la sintomatologia.

Questo atteggiamento non e’ raro nei pazienti sportivi: soggetti per i quali il movimento e lo sport sono parte integrante della loro routine.

 

 

Gonartrosi bilaterale: la cura è sempre la chirurgia?

Specie nei pazienti più giovani è importante cercare di procrastinare la chirurgia cercando di preservare l’articolazione e allontanando il più possibile l’opzione protesica che, se effettuata in giovane età, espone il paziente ad un rischio di revisioni.

Questo non vuol dire accettare di convivere con uno o due ginocchia dolenti e fortemente limitate, negli anni “più attivi” della propria vita, per effettuare un intervento di protesi di ginocchio a 80 anni. Non sto chiedendo ai miei pazienti di vivere con forti limitazioni a 50 anni per paura di un gesto chirurgico che in realtà potrebbe essere assolutamente risolutivo.

Se però è importante approcciarsi alla chirurgia senza un’infondata paura, nel contempo sono fondamentali razionalità ed informazione. L’informazione aiuta sicuramente ad acquisire consapevolezza e riporre le giuste aspettative nelle cure scelte.

Se quindi sono un paziente che per la prima volta ha manifestato i sintomi di una gonartrosi bilaterale allora è giusto valutare opzioni non chirurgiche e partire da terapie anche infiltrative come la medicina rigenerativa, specialmente se sono giovane e attivo.

Al contrario se sono un paziente che ha un’artrosi diagnosticata e dolente da anni, associata a deformità, probabilmente la scelta più razionale è quella chirurgica ovvero di protesi di ginocchio.

intervento in sala operatoria

 

 

Quali sono le alternative alla chirurgia in un paziente con gonartrosi bilaterale?

Grazie ai grandi passi avanti che l’ortopedia insieme alla biologia hanno fatto negli anni oggi possiamo proporre ai nostri pazienti delle terapie alternative alla protesi di ginocchio per cercare di “allungare la vita” di queste articolazioni.

 

La medicina rigenerativa infatti può rappresentare una valida opzione terapeutica nel trattamento della gonartrosi sia essa monolaterale che bilaterale.

 

Il PRP, le cellule della frazione stromale del grasso e ancora le cellule ottenute dall’aspirato midollare sono le protagoniste di queste terapie.

 

Non dobbiamo aspettarci un miracolo, non si tratta di una rigenerazione che porterà il mio ginocchio a tornare “nuovo”. Tuttavia queste terapie, che si basano sulla spinta biologica dell’organismo, sono volte, sfruttando le capacità rigenerative e anti-infiammatorie del nostro corpo, a stabilire un’omeostasi, un equilibrio che ridia al soggetto la possibilità di tornare a svolgere le proprie attività.

 

Quando parliamo di PRP senza linfociti, parliamo di terapie che non utilizzano cellule vere e proprie ma frammenti di cellule. Non si tratta di una terapia rigenerativa, ma principalmente anti-infiammatoria.

Il PRP (Plasma Ricco di Piastrine) si ottiene da un semplice prelievo venoso. La procedura dura 20/30 minuti circa e sono necessarie 3 infiltrazioni distanziate (circa 7-14 giorni l’una dall’altra).

PRP ricco di cellule

La medicina rigenerativa però prevede anche l’utilizzo di vere cellule. Si tratta di cellule staminali che possono essere estratte dal grasso periombelicale o dalla cresta iliaca (dal midollo).

 

Sicuramente il primo caso è quello meno invasivo e prevede attraverso un buchino a livello dell’ombelico, l’estrazione di cellule dette cellule mesenchimali del grasso. Queste vengono estrapolate dal grasso tramite filtrazione o centrifugazione e hanno un effetto potenzialmente rigenerativo, paracrino e nel contempo, grazie alla commistione con gli adipociti, anche di “ammortizzazione”.

 

 

 

Sono un paziente con gonartrosi bilaterale: posso eseguire queste terapie bilateralmente?

Tra i grandi vantaggi della medicina rigenerativa indubbiamente spiccano la semplicità e la grande sicurezza della procedura.

La terapia infiltrativa con PRP può essere effettuata in un ambulatorio, purché autorizzato alla produzione ed utilizzo di emocomponenti ad uso non trasfusionale. La procedura è minimamente invasiva: quanto può esserlo un prelievo venoso. Il paziente può uscire dopo le infiltrazioni camminando senza l’ausilio di stampelle. Benché in grado di guidare consiglio di farsi accompagnare.

Proprio per queste caratteristiche il trattamento può essere effettuato bilateralmente nello stesso momento.

La terapia che sfrutta invece il potere rigenerativo delle cellule mesenchimali del grasso deve essere effettuata in un ambiente sterile e quindi in sala operatoria. Si tratta tuttavia di una procedura e non di un intervento e viene eseguita in regime ambulatoriale ovvero si viene dimessi 1-2 ore dopo aver eseguito l’infiltrazione.

In questo caso è necessaria solo una infiltrazione proprio per le diverse caratteristiche e capacità delle cellule infiltrate.

Si esce dalla clinica camminando e la gestione del post-trattamento non prevede l’utilizzo di farmaci per il controllo del dolore.

Anche in questo caso, se la gonartrosi fosse bilaterale è possibile eseguire l’infiltrazione bilateralmente nello stesso trattamento.

 

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