Nel precedente articolo abbiamo parlato delle infiltrazioni di ginocchio con acido ialuronico, la prima generazione delle terapie ortobiologiche. In questo articolo invece parleremo della seconda generazione, le infiltrazioni di PRP.
Che cos’è il PRP?
PRP, ovvero Plasma Ricco di Piastrine oppure nella versione inglese Platelet Rich Plasma è una sostanza gelatinosa ottenuta da un semplice prelievo venoso, esattamente come si farebbe per le analisi del sangue.
La provetta di sangue periferico circa 40cc viene sottoposta quindi a centrifugazione per “condensare” le piastrine. Il preparato ottenuto infatti non ha più il colore rosso del sangue, bensì giallastro proprio legato alla concentrazione delle piastrine.
Cosa sono le piastrine?
Le piastrine sono prodotte dal midollo osseo e rappresentano uno dei principali costituenti del sangue. Hanno una vita media tra i 5 e 10 giorni e vengono distrutte a livello della milza.
Le piastrine non sono vere e proprie cellule in quanto in realtà si tratta di corpuscoli privi di nucleo. Questo è il motivo per cui ci si rivolge al PRP chiamandolo anche terapia acellulare (ovvero senza cellule) in quanto possiamo definire le piastrine come frammenti di cellule e non come vere e proprie cellule.
Perché ci interessano le piastrine?
Le piastrine sono le protagoniste della coagulazione, grazie alla loro capacità di aggregazione favoriscono i processi di guarigione: pensiamo a traumi, ferite, ma anche emorragie.
L’azione riparativa delle piastrine è legata in realtà alla liberazione dei fattori di crescita in esse contenuti (PDGF, il TGF β, il VEGF, l’IGF-1, l’FGF, e l’EGF).
I fattori di crescita agiscono a livello del sito di lesione andando ad interagire con le cellule locali presenti nel tessuto danneggiato, promuovendo la modulazione dell’infiammazione con lo scopo di ripristinare una situazione fisiologica.
Questo è il motivo per cui si ricerca la loro concentrazione attraverso la centrifugazione, ottenendo un preparato, appunto gel piastrinico, che abbia un’alta concentrazione di piastrine e quindi di fattori di crescita.
I PRP sono tutti uguali?
Come appena spiegato le piastrine hanno un ruolo nei processi di guarigione. Per molto tempo è stato comunicata la capacità rigenerativa di questo prodotto ottenuto dal sangue autologo. In realtà l’azione del PRP è principalmente di tipo anti-infiammatorio.
Anche questa affermazione però può essere scorretta o corretta a metà. Infatti dipende dai filtri che utilizziamo e quindi dal tipo di cellule che decidiamo di concentrare.
Si parla di terapia acelluare (PRP acellulare) quando si usano dei filtri che vanno a isolare e concentrare solamente le piastrine.
Si parla di terapia cellulare (PRP cellulare) quando insieme alle piastrine si vanno a concentrare anche cellule come i leucociti.
La differenza nella tipologia di cellule concentrate non è solo dimostrativo, ma è principalmente legato a cosa posso trattare a seconda del preparato che ho a disposizione.
Se per esempio ho davanti a me un paziente con un’artrosi di ginocchio, quindi sto parlando di un utilizzo intra-articolare di PRP, preferisco utilizzare un PRP senza leucociti evitando di indurre un’azione pro-infiammatoria che in questo caso non gioverebbe al paziente per il tipo di patologia da trattare. Al contrario voglio ottenere un’azione puramente anti-infiammatoria.
Quindi perché dovrei desiderare creare infiammazione? Semplicemente perché l’azione pro-infiammatoria mediata dai leucociti può indurre un successivo processo rigenerativo .
Facciamo un esempio per esprimere meglio questo concetto importante. Nel caso di una patologia tendinea degenerativa, pensiamo alla tendinopatia non inserzionale achillea, indurre infiammazione può indirizzare il tendine d’Achille degenerato verso un processo riparativo/rigenerativo. Nel caso quindi di una patologia degenerativa tendinea utilizzerei un PRP con leucociti, spiegando al paziente che inizialmente potrebbe aumentare il dolore proprio per la potenzialità rigenerativa dell’infiltrazione.
È importante quindi, quando ci si approccia alla Medicina Rigenerativa, in particolare al PRP non accontentarsi di informazioni poco precise o superficiali.
Come si esegue l’infiltrazione di PRP nel ginocchio
Come anticipato il PRP si ottiene da un semplice prelievo venoso. Il paziente deve quindi presentarsi in un ambulatorio convenzionato con un centro trasfusionale (procedura di certificazione che garantisce il paziente in termini di qualità e che è obbligatoria per lo svolgimento di questo tipo di terapie). La procedura viene eseguita in circa 20-30 minuti.
Dopo il prelievo, il sangue del paziente viene centrifugato per ottenere il PRP. Il gel piastrinico è pronto in 10-15 minuti e ha un tipico colore giallastro proprio perché privo di globuli rossi.
Il preparato viene quindi infiltrato nel ginocchio o nell’area dove si evidenzia la patologia da trattare previa disinfezione accurata della cute. Non deve essere inoculato nell’area dell’infiltrazione anestetico locale, questo per non indurre vasocostrizione proprio a ridosso dell’infiltrazione.
Il paziente può camminare subito dopo l’infiltrazione. In alcuni casi può avvertire sensazione di rigidità o puntorie, i primi passi possono risultare un po’ più difficoltosi. Tutti sintomi che regrediscono nella maggioranza dei casi nel giro di poche ore.
Cosa fare o non fare dopo l’infiltrazione di PRP nel ginocchio
Dopo l’infiltrazione consiglio ai pazienti di mantenere un livello di attività ridotto per i successivi 2 -3 giorni.
È importante evitare l’assunzione di anti-infiammatori, possibilmente per l’intera durata del ciclo infiltrativo, privilegiando eventualmente e se necessario, l’uso di antidolorifici.
Sconsiglio l’utilizzo del ghiaccio per non indurre vasocostrizione locale.
Il paziente deve essere ben informato e sapere cosa deve aspettarsi e quando: il risultato al termine delle 3 infiltrazioni di PRP non sarà immediato. La biologia ha bisogno dei suoi tempi per cui mediamente mi aspetto un risultato definitivo intorno ai 3 mesi dalla prima infiltrazione.
Ad eccezione di casi particolari sconsiglio al paziente di ripetere la procedura prima dell’anno dalla prima infiltrazione.
Come prepararsi al PRP
Proprio come non tutti i PRP sono uguali è ancor più vero che non tutti i pazienti sono uguali.
Ecco perché è fondamentale quando ci si approccia ad una terapia biologica comunicare con il paziente e studiarlo dal punto di vista metabolico, non accontentandosi del semplice elenco dei suoi dolori e delle sue limitazioni.
La forza della medicina rigenerativa sta proprio nella commistione tra l’ortopedia e la biologia. Studiare la patologia, i sintomi e deficit del paziente è fondamentale, ma non tralasciare l’aspetto biologico e metabolico lo è altrettanto.
Ecco perché chiedo sempre ai miei pazienti di eseguire un emocromo completo prima della procedura infiltrativa. Controllare inoltre i valori di vitamina D, gli indici infiammatori, il colesterolo è importante per preparare al meglio il paziente in modo che sia in grado di formulare la risposta migliore che il suo organismo può offrire dopo la terapia infiltrativa con PRP.
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